Gli antichi egizi, con la loro incredibile cultura, si sono rivelati un popolo che è stato in grado di lasciare un segno indelebile nella storia. Innumerevoli sono gli ambiti in cui ricordiamo gli egizi come ottimi esempi da cui prendere spunto e da studiare, uno di questi è la gioielleria e l'oreficeria.
I gioielli egizi nell’antichità si espressero fin dagli inizi con forme molto particolari. Nella fase più antica hanno avuto forti influssi mesopotamici, ma in seguito riuscirono a assumere caratteri assolutamente propri, legati alla fastosità della dinastia imperiale e alla simbologia religiosa.
Infatti, la comprensione della gioielleria egizia è imprescindibile da quella della simbologia.
È evidente la compresenza di funzioni decorative e apotropaiche, che spiega la ricorrenza di certi simboli.
Molto comuni e utilizzati erano disegni di serpenti, scorpioni e altri animali che dovevano assolvere la funzione di tenere lontani gli spiriti maligni; gli scarabei erano invece simbolo immortalità; falchi e ciprie invece offrivano protezione da ogni avversità.
Per questo motivo come i gioielli venivano indossati da uomini e donne di ogni estrazione sociale, così come dai bambini.
La gioielleria dei talismani veniva prodotta specificatamente anche per i morti, offrendo così protezione per l'altra vita. Nel caso dei faraoni si incominciava a preparare un'intera collezione a partire del giorno dell'ascesa al trono, così da assicurare un'occupazione costante ai gioiellieri di corte.
Il mestiere del gioielliere era considerato prestigioso ed era riservato a pochi eletti in quanto legato all’arte e all’oro. Proprio come oggi, anche al tempo sembra vi fossero varie figure professionali specializzate. Tra le più importanti il “neshdy” o intagliatore di pietre preziose, il “nuby” ossia l’orefice, e il “baba”, lo specialista in cotti e paste di quarzo colorate. Il “baba” era una figura simile all’“iru weshnet”, impegnato nella creazione di perline. Queste ultime erano prodotte in grande quantità e venivano realizzate in cristallo di rocca, conchiglie, ossa, porcellana e poi successivamente in vetro. Un’altra figura importante era il “sestro”, che produceva collane e collari.
Gli egizi conobbero prima l’argento, chiamato “oro bianco”, e poi l’oro, reperibile nello stesso Egitto, ma nel periodo di maggior sviluppo dell'oreficeria dovettero reperirlo anche dall'Africa orientale.
L'oro, che veniva utilizzato ad alto grado di purezza, era il materiale considerato più prezioso e anch’esso aveva un grande valore simbolico: si pensava che fosse così splendente perché proiettasse la luce delle divinità.
Parallelamente all simbologia legata ai metalli preziosi, gli antichi egizi attribuivano specifici significati anche alle pietre preziose. Le più comuni e le più utilizzate erano senza dubbio il lapislazzuli blu acceso con venature dorate, il turchese verde-blu e la corniola rosso-sangue. Le corniole ed i turchesi potevano essere reperite nel deserto orientale, i lapislazzuli erano invece reperibili in Afghanistan.
Tutte le pietre venivano scelte in base alle caratteristiche magiche attribuite ad un determinato colore, caratteristica per la quale gli egizi devono essere ricordati: il lavoro di intarsio con pietre e ceramiche era particolarmente brillante.
In vita la nobiltà egizia indossava ogni tipo di gioielleria a noi conosciuta, ma gli orecchini rimasero sconosciuti fino al 1550 quando furono introdotti come un'innovazione proveniente dall'Asia, dove erano popolari da più di 2000 anni.
Lo sviluppo degli anelli è invece legato alla popolarità dei sigilli usati sia con funzioni di identificazione sia come talismani: sul retro infatti veniva spesso inciso uno scarabeo.
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